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Uno è Poco, Due Sono Troppi, Tre Non Sono Abbastanza

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Quando si parla di Martini cocktail vengono sempre in mente le scene dei film in bianco e nero dove immancabilmente prima o poi si brinda con il re dei cocktail: come non immaginare Clark Gable o Humphrey Bogart senza la coppetta in mano durante la proiezione di una vecchia pellicola…

Facciamo subito un passo indietro per cercare le origini del Martini cocktail, chi l’ha inventato, chi l’ha reso celebre, ma soprattutto qual è la ricetta giusta. Moltissimi drink sono stati creati per caso, altri sono stati modificati nel tempo, in altri ancora si è tolto un ingrediente e aggiunto uno diverso. È il caso del nostro Martini cocktail? Ecco un piccolo viaggio nel tempo alla scoperta delle sue origini.

1848, PINK GIN
La Marina Reale Britannica, su suggerimento dei medici di bordo, adotta una bevanda a base di gin e alcune gocce di Angostura Bitter per combattere la malaria e le malattie tropicali. Il drink, per via del suo colore, viene chiamato Pink Gin, meglio conosciuto tra gli equipaggi con il nomignolo The Pinker.

1870, GIMLET
Il dr. Thomas Gimlette prescrive una bevanda a base di gin e lime cordial per combattere lo scorbuto a bordo delle navi Marina Reale Britannica. Il drink sarà poi chiamato Gimlet.

1875, MARTINI
Julio Richeleu prepara in un bar di Martinez, un cocktail in cambio di una pepita d’oro. Gli intraprendenti cittadini di Martinez nel 1992 al civico 911 di Alhambra Avenue in Martinez, California, appongono una targa in memoria della storica invenzione. Tuttavia, dopo scrupolose ricerche fatte da storici del cocktail, consultando per no l’FBI, non ci sono prove che attestino che Julio Richeleu sia realmente esistito.

1886, THE MARGUERITE
Thomas Stuart cita il cocktail Marguerite nel suo libro Stuart’s Fancy Drinks and how to mix them. La ricetta era: 1 dash di orange bitter, 2/3 di Plymouth Gin, 1/3 di French Vermouth.

1884, MARTINEZ
Nel libro The modern bartender’s guide di O.H. Byron appare il Martinez: 1 pony di French Vermouth, 1⁄2 Pony Gin, 3 or 4 dashes di Angostura Bit- ter,3 dashes di gum syrup.

1887, MARTINEZ
Jerry Thomas include nella seconda edizione del suo libro Bartender’s Guide la sua personalissima ricetta del Martinez: 1 dash di Boker’s bitters, 2 dashes di Maraschino, 1 pony di Old Tom Gin, 1 wine glass di Vermouth, 2 small lumps di ghiaccio.

Sino ad ora abbiamo incontrato ricette che assomigliano o potrebbero in qualche modo avvicinarsi ad un Martini Cocktail, ma continuiamo il nostro piccolo viaggio.

1888, MARTINI
Harry Johnson pubblica il suo nuovo trattato New and improved Bartender’s Manual e per la prima volta appare il termine Martini Cocktail. La ricetta riporta: riempire un bicchiere di ghiaccio, aggiungere 3 gocce di gum syrup, 3 dash di Boker’s bitter, 1 dash di curaçao, 1⁄2 bicchiere da vino di Old Tom Gin e 1⁄2 bicchiere da vino di Vermouth. Miscelare e ltrare in un bicchiere da cocktail fancy e concludere con un lemon twist. A questo punto il cerchio comincia a restringersi, anche se gli ingredienti sono ancora lontani da un Martini Cocktail contemporaneo, abbiamo una data precisa della nascita del termine Martini utilizzato per un cocktail.

1911, MARTINI
Pare che il bartender del bar del Knickerboker Hotel, Clemente Martini originario di Arma di Taggia, crea un cocktail per John Rockfeller, stanco del suo solito Gin and french. Clemente miscela London Dry Gin, Noilly Prat e alcune gocce di orange bitter. Peccato che un incendio devastò l’hotel e quindi non ci sono archivi che possano aiutare a svelare il mistero. Controllando attentamente nell’Ufficio Stato Civile del comune di Taggia, risulterebbe però un tale Clemente Queirolo Martini, nato a Taggia nel 1897 ed emigrato negli Stati Uniti con regolare visto rilasciato dal consolato USA di Firenze. Facendo due conti qualcosa non torna: in pratica nel 1911 Clemente avrebbe avuto la tenera età di anni 15! Quindi la storia è molto carina, ma sarebbe stato impossibile che a 15 anni prestasse la sua opera dietro il banco del Knickerboker.

1920-1933, L’EPOCA DEL PROIBIZIONISMO
Dal 1920 al 1933, la vendita, il trasporto ed il consumo di bevande alcoliche diventa uf cialmente fuorilegge. In realtà già il giorno dopo dell’entrata in vigore del Volsted Act, il crimine organizzato prende in mano la situazione, gestendo tutta la produzione, il commercio, nonché la mescita delle bevande alcoliche logicamente in modo illegale, ma il tutto con il benestare delle autorità largamente corrotte e a libro paga delle famiglie del crimine organizzato. Molti professionisti sono costretti a lasciare il paese e cercare lavoro in Europa o a Cuba, Paesi che stavano diventando il nuovo parco di divertimento per gli americani in cerca di emozioni. Dopo 13 anni di Dry Law, il 5dicembre 1933 il presidente Franklin Delano Roosevelt decreta la fine del proibizionismo brindando con un Martini Cocktail: non poteva essere altrimenti!
Alla ne del Proibizionismo, il gin comincia a diventare il distillato preferito dalla clientela americana e il Martini Cocktail sempre più richiesto. Personaggi del mondo della celluloide come Dean Martin, Dorothy Parker, W. C. Fields, Sammy Davies Jr. e Frank Sinatra, tanto per citarne alcuni, vengono spesso immortalati dai fotoreporter con la coppetta in mano: si crea così il mito del ‘Martiniano’.

Nel Martini Cocktail c’è però un cavallo di Troia: il vermouth. Sì, è proprio così, il vermouth! Non si sa bene se la colpa sia della scarsa qualità del vermouth di quell’epoca o della clientela stessa, fatto sta che dentro il Martini Cocktail ne va a finire sempre meno o addirittura niente come nel Naked Martini.

Negli Anni 50 la popolarità della vodka cresce sempre di più e le richieste di Vodka Martini aumentano di conseguenza. Il fenomeno è inarrestabile: tra l’altro la clientela chiede sempre più Vodka Martini on the rocks piuttosto che in coppetta, anche qui con poco vermouth o direttamente senza, praticamente una vodka on the rocks con un twist di limone.
Per vedere la rinascita del Martini Cocktail abbiamo dovuto aspettare gli Anni 90, quando la scena del bartending comincia a cambiare: si iniziano ad usare ingredienti freschi, erbe, spezie, i succhi sono spremuti al momento, nonché l’arrivo sul mercato dei nuovi premium gin e premium vermouth contribuiscono non poco a dare nuovo impulso al mercato ed il Martini Cocktail ritorna a vedere i fasti di un tempo ed essere grande protagonista.

Alla fine: qual è la ricetta giusta del Martini Cocktail? Molto semplice, non c’è! Il Martini è un cocktail sartoriale, ognuno lo beve con le quantità di gin e vermouth che preferisce. Oliva o Limone? Chiedere sempre! In mezzo a tutto questo c’è un intruso: tale Bond, James Bond, personaggio che beveva il Martini Cocktail shakerato con aggiunta di vodka. Beh, non preoccupatevi, James Bond nella realtà non è mai esistito…

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