I cereali e il loro rapporto con l’uomo, vecchio di oltre diecimila anni, hanno un ruolo di primo piano nella storia dell’umanità e attorno alla loro coltivazione sono nati miti e leggende. Le feste che si facevano durante la mietitura nelle società arcaiche hanno creato e tramandato un’incredibile serie di storie che spesso hanno in comune antichi riti, miti e leggende.
L’orzo, che sembra essere proprio il primo cereale coltivato dall’uomo, tramanda una delle storie di maggior diffusione nel mondo anglosassone che si articola attorno al personaggio di John Barleycorn.
Per chi è appassionato di musica, il nome riporterà immediatamente alla mente il magnifico album omonimo e title track dei Traffic del 1970 o alla versione di uno dei gruppi folk britannici più noti, i Fairport Convention. Dietro questo nome c’è una storia molto lunga e articolata, legata al ciclo della vita, delle stagioni e alla loro rappresentazione allegorica. John Barleycorn rappresenta lo ‘spirito del grano’, una allegoria che si ritrova in forme simili in tantissime civiltà agricole. Esistono oltre cento versioni di questo traditional: le prime risalgono al tempo del regno di Elisabetta I, nella seconda metà del ‘500 mentre i Traffic reinterpretano la versione di Gorson, risalente al ‘600. John Barleycorn è la rappresentazione del ciclo delle stagioni, il seme vecchio che cresce, si trasforma e poi ‘viene ucciso’, battuto dalla mietitura e fornisce nuovi semi per l’anno successivo.
Il legame tra questi canti e il whisky diventa indissolubile con Robert Burns, poeta nazionale scozzese, che ne compone una versione in cui sono presenti molti elementi dionisiaci, tipici del baccanale, in cui i partecipanti bevono il sangue della divinità per farla rinascere. Nella versione di Burns i ‘thee men’ dei Traffic sono i “three kings”, richiamo al tre della cabala ebraica e della simbologia cristiana e ai Magi. Da personaggio festoso, John Barleycorn diventa il protagonista negativo del libro di Jack London, Ricordi di un bevitore. L’incontro fatale con John Barleycorn, dove lo scrittore racconta il suo rapporto tormentato con l’alcol.
Le radici di queste storie si allungano dall’Egitto, dove la spiga è il simbolo di Osiride; nella mitologia babilonese Tammuz è il dio della vegetazione che ogni anno moriva per poi tornare in vita. Nell’antica Grecia il grano era legato al mito di Demetra e a Roma la dea Cerere, raffigurata con ghirlande di spighe di grano sul capo. La stessa simbologia cristiana è piena di riferimenti ai cereali, dal pane alla parabola del seminatore fino alla famosa frase nel vangelo di Giovanni:
<<se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto>>.
Dopo queste sofferenze inferte al povero John, facciamo il brindisi di Robert Burns:
Then let us toast John Barleycorn,
Each man a glass in hand;
And may his great posterity
Ne’er fail in old Scotland!
Whisky Galore, whisky in abbondanza