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Acqua tonica, la miglior amica del gin

Dall’albero della China (Quina) fino a diventare una bevanda gassata: il lungo viaggio di questa pianta dalle proprietà curative quasi miracolose

La corteccia dell’albero della China contiene quattro alcaloidi, di cui il più importante è il chinino, che agiscono contro le febbri di origine malarica. La lunga storia e il lungo percorso che ha portato il chinino all’interno di una bevanda gassata comincia negli anni 30 del 1600, quando Ana de Osorio Chinchon, moglie del Viceré del Perù Luis Geronimo de Cabrera, prese la malaria poco tempo dopo il suo arrivo nel paese sudamericano. A quanto pare furono nulli tutti gli interventi della medicina tradizionale, finché dei curanderos locali somministrarono alla Contessa una bevanda a base di polvere di corteccia di China che la guarì in modo veloce ed efficace. Su molti libri si legge che in segno di gratitudine la contessa, una volta tornata in patria, fece conoscere le proprietà curative alla Corte di Spagna. In realtà non fu così: Ana de Osorio morì due anni dopo a Cartagena, Colombia, per altre cause e non fece mai ritorno in Spagna. Piuttosto si pensa che la corteccia polverizzata dell’albero della China sia stata divulgata in Europa dai missionari gesuiti al ritorno dal Sudamerica, che ben conoscevano le sue grandi proprietà terapeutiche. Non a caso già nel 1650 a Roma il rimedio era già noto e largamente impiegato a causa delle vaste zone paludose che circondavano la città.

Verso la fine del 1700 la corteccia della China era ampiamente usata in tutta l’Europa come rimedio contro la malaria ed era ormai una consuetudine a bordo delle navi della Marina Reale Britannica dove veniva somministrata ai marinai, miscelata con del vino o dei distillati, prima di sbarcare nei paesi a rischio.

Fino al 1820 l’unico metodo conosciuto per assumere il chinino era quello di ridurre in polvere la corteccia della China, finché nel 1820 due scienziati francesi, Joseph Caventou e Pierre Joseph Pelletier, scoprirono come isolare il principio attivo in forma pura, un alcaloide che fu denominato chinino. Nel 1850 alcuni esploratori britannici e olandesi portarono dei semi di albero della China dal Sudamerica per piantarli nelle loro colonie in Oriente, tuttavia con scarso successo. Fu solo qualche anno più tardi che gli olandesi trovarono nell’isola di Giava un habitat simile a quello della Bolivia, terra da dove procuravano i semi. Dal 1918 gli olandesi ebbero il monopolio del mercato del chinino, interrotto solo dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale a seguito dell’occupazione giapponese di Giava.

Il chinino va a finire in bottiglia
Durante il British Raji, il periodo dell’Impero Indiano 1858 – 1947, sia i civili sia i militari in servizio assumevano giornalmente delle quantità di chinino per combattere preventivamente la malaria, ma a quanto pare la miscela era poco gradita per via del suo sapore amaro: sembra siano stati degli ufficiali dell’esercito ad aggiungere per primi del gin, il distillato più popolare all’epoca, e dello zucchero per dare un gusto più piacevole alla sgradevole bevanda. Tuttavia non si può ancora parlare di gin&tonic, ma semplicemente di un suo antenato.

 

Erasmus Bond
Nel 1850 un uomo d’affari originario del Middlesex, rileva la Pitt’s and Co, un’azienda londinese che produceva bibite gassate. Lo stesso anno brevetta l’Improved Aerated Tonic Water presentandola così: <<La mia invenzione consiste in un liquido tonico aerato, a base di chinino disciolto in acqua, salicina, una piccola quantità di acido solforico o anidride carbonica e sostanze aromatizzanti>>. Di fatto segna la nascita dell’acqua tonica. Purtroppo non esistono ritratti o foto di Mr. Bond o almeno non sono stati ancora ritrovati nonostante le intense ricerche di molti storici del bere miscelato, ma sicuramente l’invenzione della sua quinine tonic water, ha rivoluzionato il modo di bere il gin. Milioni di persone nel mondo gli sono grate per la sua geniale invenzione.

Un po’ di storia nazionale
Il 23 dicembre del 1900 l’Italia ha la sua prima legislazione per combattere la malaria: nasce il Chinino di Stato con la Legge n. 505. Nel 1922 viene costruito a Torino, in Via Giordano Bruno, il Laboratorio Chinino di Stato, complesso destinato alla creazione di prodotti medicamentosi ricavati dalla trasformazione di solfato di chinino. Era costituito da dieci capannoni che si estendevano su una superficie di 7.000 metri quadrati. Bombardato diverse volte durante la Seconda Guerra Mondiale, fu chiuso definitivamente nel 1956. Oggi è la sede della Polizia Municipale della IX Circoscrizione. (Fonte: museotorino.it)

 

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