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I bitters

Fino a qualche anno fa erano oggetto di desiderio di ogni bartender italiano: sto parlando di quando sul mercato si trovava solo Angostura.

Chi non avrebbe voluto avere una selezione di bitters da sfoggiare in bottigliera? Nel 2003, durante la mia presenza al Barshow di Las Vegas, riuscii a mettere le mani su un’orange bitters e sull’introvabile Peychaud’s. In occasione del primo evento dopo il mio ritorno, li portai a far vedere ai colleghi italiani: beh non vi dico la curiosità che avevano suscitato, sembrava fossero la cosa più esotica che avessero mai visto!

Oggi, invece, c’è addirittura l’imbarazzo della scelta avendo a disposizione letteralmente centinaia di bitters per soddisfare anche i bartender più esigenti, quelli che sono sempre alla ricerca del ‘più strano’ o dell’ultima novità.

Nati nel 1700 come panacea per tutti i mali, dalla metà del 1800 furono utilizzati nel bere miscelato e, vista l’alta gradazione alcolica, a volte bevuti anche lisci. In uso per moltissimi anni, nel 1920 il Proibizionismo li fece letteralmente sparire di scena per poi vederli riapparire timidamente molti anni dopo la fine del ‘periodo buio’.

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